La storia del miele
Il miele ha una storia che ha inizio secoli fa, da quando era conosciuto al mondo come il ‘cibo degli dei’ grazie alle sue qualità nutritive e gustative. Per molto tempo ha rappresentato l’unico alimento zuccherino da poter essere utilizzato nell’alimentazione, prima della scoperta dell’America da cui venne l’avvento dello zucchero derivato dalla barbabietola. Ancora oggi rimane una fonte di nutrimento capace di dare energia a pronto effetto.
A testimonianza della sua lunga vita, ci sono alcuni graffiti incisi sulle rocce del Sud Africa che indicano alveari ed api posti in cavi di alberi o in buchi nella roccia. Inoltre, risalente al 7000 a.C., è stata ritrovata una pittura rupestre in Spagna che mostra un uomo con cesta di vimini intento a ricavare il miele dagli alveari.
Già dal tempo degli Egizi, si notano i primi segni di apicoltura, forse ancora non propriamente evoluta e non definita tale, ma comunque il miele era apprezzato. Non a caso l’Ape era il simbolo dell’Egitto del nord, in accoppiamento al giunco simbolo di quello del sud.
E’ in quei periodi che si possono far risalire le prime forme di nomadismo degli sciami, con gli apicoltori egiziani che caricavano le arnie sulle loro barche per intraprendere un tragitto sul Nilo in modo da poter seguire le diverse fioriture delle piante.
Gli stessi egiziani, inoltre, producevano la bevanda pregiata: idromele, oltre all’utilizzo della propoli per sigillare gli otri ed imbalsamare i corpi dei Faraoni.
Molti sono stati gli usi fatti dai diversi popoli nelle varie epoche, dalla preparazione di creme di bellezza a forme di rituali quali ringraziamento agli dei, o semplicemente come rimedio naturale come cicatrizzante di ferite, o come alimentazione con proprietà afrodisiache e purificanti.
L’impiego del miele in medicina, per le sue proprietà curative, è gia dimostrato dai tempi di Ippocrate. Egli diluiva il miele con acqua ed aceto per creare delle bevande depurative per i suoi pazienti.
Persino in letteratura le api hanno il loro posto, rappresentato, in particolare dal quarto libro de “Le Georgiche” di Virgilio. Di fatto il poeta latino si riferisce alle api eseguendo una metafora con la società in cui vive, puntando sulla loro dedizione al lavoro, all’organizzazione ed alla condivisione delle risorse.